Ivana Masiero
7 Domande all’autrice di Niente Panico in Cucina, l’ultimo libro edito da Trenta Editore.
Ciao Ivana, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!
Ottimista, determinata e testarda, incapace di provare ansia, “idrorepellente” a tutto ciò che nella vita non mi rende felice. Curiosa, avventurosa, moderatamente incosciente.
Il tuo libro è Niente panico in cucina, puoi raccontarci da dove arriva l’idea e l’ispirazione? Raccontaci qualche aneddoto della sua produzione.
Da quando – circa 10 anni fa – ho iniziato a fare la cuoca a domicilio, mi sono resa conto che creare dei file digitali di ricette, modalità di preparazione, dosi, liste della spesa, avrebbe potuto aiutarmi nelle varie fasi di preparazione. A tempo perso, ho già scritto due libri di narrativa piuttosto ironici e scrivere è sempre stato, per me, molto facile e divertente.
Quando un amico, che aveva appena pubblicato un libro con Trenta Editore, mi ha invitata alla sua presentazione, gli ho detto “Sai che anch’io sto scrivendo un libro? Parla di organizzazione in cucina”. L’incontro con l’Editore e il suo interesse mi hanno dato la motivazione per mettere davvero tutti i miei appunti nero su bianco e completarli con aneddoti divertenti della mia vita nelle cucine degli altri.
Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.
Il mio capitolo preferito è quello della lista della spesa. Ritengo che sia la cosa più utile quando si devono preparare tanti piatti diversi, anche se gli invitati sono pochi. Creare tabelle di ogni singola ricetta, raggruppare gli ingredienti e dividerli per categoria, prima di fare la spesa, è un incredibile risparmio di tempo e quindi ha un inestimabile valore.
Per Trenta Editore la “buona tavola suscita emozioni”, cosa rende speciale la tua tavola?
Il fatto di proporre ai miei ospiti “cavie” ricette sempre nuove e chiedere un loro parere su un piatto che, se va male, potrebbe suscitare giudizi negativi. È un modo di coinvolgere le persone nel proprio progetto creativo e, allo stesso tempo, darmi il coraggio di far assaggiare ad altri preparazioni che non avevo mai fatto prima.
Qual è la tua personale definizione di creatività?
Creatività è la trasformazione di qualsiasi materia prima (parole, vernice, marmo, note, ingredienti culinari) in qualcosa che più persone possano amare e apprezzare (libri, quadri, sculture, musica, preparazioni gastronomiche).
Esiste un ingrediente che possa definirti? Quel particolare sapore che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e vissuto.
L’ingrediente che mi definisce è il limone: apparentemente aspro, ma con la capacità di trasformare il gusto degli elementi con i quali entra in contatto. Come lui, a volte, anch’io sono brusca e pratica e, come il limone, tendo a voler primeggiare su tutti gli altri. Ma so di doverlo fare con la cautela di una lenta marinatura… accettando, ogni tanto, che un’erba cipollina o uno spicchio d’aglio abbiano la meglio su di me.
La Buona Tavola e il futuro, qual è la tua visione?
Può sembrare banale, ma credo che il futuro della buona tavola sia la riappropriazione degli ingredienti di stagione, l’eliminazione di ogni forma di scarto o avanzo, la valorizzazione delle cotture e degli ingredienti semplici. La buona tavola passa anche per l’eliminazione della maggior parte degli imballaggi. Se quello che mangiamo è buono, diventa ancora più buono se ha un basso impatto ambientale.