Marzia Riva
L’autrice del libro Emozionarsi in cucina, ci ha raccontato di più sul nostro ultimo libro.
Ciao Marzia, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!
Amo la vita e ne sono ogni giorno grata, stare in mezzo alle persone e prendermi cura di loro. Amo cucinare, ballare, stare in mezzo alla natura e il viola
Il tuo libro è Emozionarsi in Cucina. puoi raccontarci da dove arriva l’idea e l’ispirazione? Raccontaci qualche aneddoto della sua produzione.
Non ho mai seriamente pensato di pubblicare un libro e non desideravo legarmi a un ricettario ma riflettendoci più a fondo ho pensato che potevo mandare un messaggio e farlo attraverso un libro e le mie ricette. Da qui l’ispirazione a “Emozionarsi in cucina” che è il pretesto, poco pretenzioso, di trasmettere ottimismo e fiducia nella possibilità di ciascuno di noi di raggiungere i propri obiettivi, di poter realizzare i propri sogni, credendoci con determinazione e forza.
Questo libro è nato nella tristezza fertile della “casalinghitudine” (come mii piace identificare il lockdown trascorso) e lavorare ai testi è stato sfidante perché con Marina abbiamo dovuto fare tutto telefonicamente senza mai vederci di persona praticamente fino all’ultimo. Per non parlare della foto di copertina… una vera sfida farmi fare le foto con Alessandro!!!
Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.
Non c’è un capitolo preferito rispetto ad un altro, li trovo tutti magici e speciali, ognuno a proprio modo.
Per Trenta Editore la “buona tavola suscita emozioni”, cosa rende speciale la tua tavola?
Nei miei piatti cerco di promuovere la bellezza della cucina vegetale. Non intendo l’estetica ma la capacità della cucina plant-based di raggiungere tutti, abbattendo qualsiasi barriera. E’ una cucina inclusiva, di scoperta e appagamento, che nulla ha da invidiare ad altre cucine ed è tutt’altro che triste o di privazione.
La cucina per me è sempre stata, e lo è tutt’ora, un modo silenzioso quanto prorompente di comunicare. Di raccontare una storia che spesso nasce proprio da un’emozione vissuta.
Qual è la tua personale definizione di creatività?
La creatività è un gioco allegro e stimolante. Più cucino e più ho voglia di cucinare, sperimentare, scoprire. È un’infinita ed inesauribile curiosità verso l’ignoto che diventa reale.
Esiste un ingrediente che possa definirti? Quel particolare sapore che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e vissuto.
Difficile pensare a un solo ingrediente che definisca una mente iperattiva come la mia anche perché mi piacciono molti ingredienti che fanno parte della mia cucina. Come nel piatto di “Silente, come i miei pensieri” che ho ideato proprio per raccontare il mio passaggio a cuoca e che rappresenta una tavolozza di sapori, colori ed ingredienti diversi legati alle emozioni e agli stati d’animo. In ogni stagione ho un ingrediente che prediligo e che mangerei ogni giorno. Amo la zucca, i funghi, gli asparagi, le ciliegie, l’anguria, il mango… la natura ci dona talmente tante prelibatezze che non saprei cosa scegliere!
La Buona Tavola e il futuro, qual è la tua visione?
Io credo fortemente nel cibo “buono” e lo sostengo promuovendolo in ogni sua sfaccettatura. Per me un cibo deve essere buono per noi stessi, quindi salutare dal punto di vista nutrizionale. Deve essere buono perché coltivato o prodotto con attenzione, con cura e amore. Buono per l’ambiente, gli animali, il pianeta in generale ma anche rispettoso degli altri e quindi che conservi una forte identità e una responsabilità sociale. Ogni giorno noi possiamo fare del nostro meglio per cambiare in meglio il mondo in cui viviamo e dare il buon esempio. Le cose belle sono contagiose e, anche se piccolo, ogni gesto può fare la differenza. Nel nostro futuro non potremo più dimenticarci che ogni nostra scelta deve essere eticamente attenta alla nostra salute e a quella degli altri, ecosostenibile e responsabile.