Andrea Gori, Giuseppe Balzano e Gianluca Sansone
Gli autori del libro Manuale di conversazione sulla fumata perfetta ci hanno raccontato di più sul nostro ultimo libro.
Ciao Andrea, ciao Giuseppe e ciao Gianluca, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descrivetevi in 30 parole!
AG: Sono oste, tabaccaio e poi scrittore e giornalista, fumatore ma non troppo: nel fumo lento cerco i momenti di relax che altrove non riesco a trovare.
GB: Classe 1981, appassionato di vino, di tabacco e di cinema. Associo il lavoro in tabaccheria con la passione per il vino grazie al blog Zombiwine e al canale YouTube omonimo.
GS: 43 anni, classe 1977, laziale. Compro nel 2001 la tabaccheria e mi innamoro del mondo del fumo lento. Da quel momento non ho mai smesso di studiare e approfondire l’argomento tabacco.
Il vostro libro Manuale di conversazione sulla fumata perfetta ripercorre la storia del sigaro e propone una serie di abbinamenti con vini, birre e distillati. Come è nata l’idea? Raccontatela con un aneddoto.
AG: Con Giuseppe ci siamo conosciuti a a distanza sul web e conosco Gianluca di fama. Ci siamo incontrati di persona dopo anni di stima reciproca a un evento sul vino a Roma, il classico incontro che non poteva succedere né prima né dopo. Quando ho scoperto che la sua seconda passione (il fumo) coincideva con la mia mi è sembrato un segno del destino perché da tempo cercavo qualcuno con cui approfondire il tema, gli abbinamenti, e avere la forza e la costanza di scriverci sopra un libro.
GB: L’idea nasce dal fortuito incontro fra me e Andrea Gori a Roma durante un evento da lui organizzato (God save the wine); lì abbiamo assaggiato assieme molti vini diversi fra i quali quelli del mio amico Eraldo Dentici di Montefalco; sarà stata l’altissima gradazione dei vini di Eraldo, ma, chiacchierando e chiacchierando, ci siamo trovati d’accordo su molte cose, non ultima la passione per i sigari… “Sarebbe bello scrivere un libro, scriviamolo!”
GS: Il giorno dopo God save the wine Giuseppe è venuto in negozio e, come ogni volta che ha un idea in testa, non si capisce mai nulla fino a che non mette in ordine i pensieri. Alla fine sono riuscito a capire di cosa stesse parlando e, dopo aver conosciuto telefonicamente Andrea, ho deciso di propormi come co-autore, specialmente per tenere a bada la testa di Giuseppe, oppure a quest’ora staremmo ancora cercando di scrivere dei mitocondri delle foglie o delle anfore interrate!
Avete un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontateci perché.
AG: La parte sulle bollicine che reputo l’abbinamento migliore sempre e comunque perché unisce il mio vino preferito (lo Champagne) con alcune delle più belle fumate della mia vita.
GB/GS: Non esattamente un capitolo, ma quello che abbiamo trovato elettrizzante è stato il processo creativo in sé. Noi il sigaro lo fumiamo davvero, e ne parliamo tutti i giorni, ma scriverne ha significato riuscire a far trasparire il nostro modo di essere i punk del sigaro; un approccio che è tecnico, ma svuotato dai formalismi che ci hanno sinceramente stufato.
Qual è il vostro abbinamento preferito all’interno del libro?
AG: Gli orange wines e i vini naturali sono il tema caldo, discusso e “litigato” per eccellenza sul web per il vino, e vedere come possono essere abbinati a un bel sigaro aiuterebbe a litigare di meno e berli con ancora maggior gusto.
GB: Essendo io appassionato di vini naturali… va da sé.
GS: Sigaro e Champagne: freschezza e pulizia.
Qual è la vostra personale definizione di creatività?
AG: La creatività è la rielaborazione delle idee partorite dal genio umano nelle sue infinite varianti e la capacità di adattare mezzi ambienti e percezioni al mutare del mondo attorno: un lungo e continuo percorso evolutivo darwiniano che premia le idee migliori nel momento giusto.
GB: Per me la creatività è il caos trasversale, è arrivare a parlare di qualcosa partendo da altro. Io parlo di vini, ma in realtà parlo di persone, parlo di sigari, ma spesso parlo alle persone di loro stessi. Capire, rielaborare e spesso fare superbe figure di… serve a rielaborare concetti in chiavi che altrimenti non sarebbero mai nate. Un po’ come nel Jazz, la creatività non sta nel capolavoro ma nel costante e metodico decidere di modificare il tema da cui si è partiti, ed ecco che quindi un sigaro diventa Tolkien, Tolkien diventa Coltrane, e Coltrane… beh, lui è sempre Coltrane. Ma al di là del gioco di pensiero, per me creatività vuol dire sempre cercare ciò che non è ovvio e renderlo comprensibile.
GS: La creatività sta nell’andare fuori degli schemi restando allo stesso tempo legati al lato umano del nostro lavoro. Quando ci si trova da vent’anni a doversi confrontare con un fiume di persone ci si rende conto che la vera creatività sta nel non prendere mai in giro nessuno. Noi non andiamo a leggere le schede tecniche su blog o pubblicazioni per ripetere a macchinetta quegli stessi dati che spesso non vogliono dire nulla. Noi ci impegniamo a sviluppare e a trasmettere tutto ciò che sappiamo; e non si parla solo di sigari o di pipe, ma di comprendere e di interpretare ciò che davvero la persona dinanzi a te sta cercando. Questo è un lavoro che si può fare solo attraverso il contatto umano; dalla compravendita di pipe e sigari si passa all’amicizia, nascono rapporti di vera e propria fratellanza con cui condividere anche altro. Spesso ci si trova ad avere un’idea o a voler investire tempo e risorse in cose che sulla carta non avrebbero troppo senso, per il solo fatto di intuire che quel prodotto o quella realtà può creare un dialogo (o perfino un contraddittorio) con chi si ha di fronte e quell’esperienza umana è la creatività.
Esiste un sigaro che possa definirvi? Un sigaro che potrebbe descrivere la vostra personalità, la vostra storia e il vostro vissuto.
AG: La storia direbbe il Toscano, che ho sempre visto in giro per la mia trattoria, i famosi mozziconi di zio e nonno (e zio del nonno) dal 1901. Ma la mia aspirazione è essere un Lancero, ovvero un formato snello ed elegante, un formato che richiede impegno nel gestirlo, un ritmo di puff (aspirazioni) non certo forsennato. È una bella metafora di quello che possiamo chiedere alla vita: eleganza, stile, relax. E anche a quello che possiamo chiedere alle persone da frequentare e avere accanto.
GB: Per me più che un sigaro c’è un tipo di sigaro, quello che normalmente nessuno cerca. Negli anni ho rotto le scatole in maniera veramente sistematica proponendo quei sigari che molto spesso non venivano mai proposti perché magari difficili da collocare o fuori moda. Pensiamo per esempio al modulo Diadema, il doppio figurado per eccellenza, un sigaro che rompe le scatole perché troppo in tutto. Io lo amo perché tra tutti è quello che spesso è il grande escluso. Come nei vini amo cercare le cose di cui nessuno si interessa, così nei sigari mi piace rappresentare ciò che non è ovvio; altrimenti fumeremmo solo Cohiba.
GS: Descrivere il mio vissuto con un solo sigaro non è semplice, anzi! Ma credo che un Romeo y Julieta Cazadores possa rappresentare la mia personalità, l’equilibrio giusto tra romanticismo e audacia.
Il sigaro e il futuro. Come si svilupperà secondo voi il mondo del sigaro?
AG: Le più grandi preoccupazioni riguardano il clima e la possibilità di avere foglie di qualità e dimensioni adatte al mercato. Il futuro mi pare più roseo e sfaccettato di qualche anno fa perchè i ridotti margini sulle sigarette spingeranno molti a buttarsi sul fumo di qualità e precisione, esattamente come è successo per il vino da alimento di bassa qualità ma in grande quantità a prodotto di ricercatezza e qualità. Personalmente vorrei meno varietà di formati, più costanza qualitativa e una maggior disponibilità di sigari giustamente stagionati, un po’ come accade per il vino: gustare un sigaro al momento giusto di evoluzione è un piacere sottile ma sconfinato. Mi piacerebbe trovare negli alberghi e nei luoghi di accoglienza personale competente nella gestione di humidor e fumoir; sono convinto che gli investimenti nel tabacco di qualità saranno inutili se non accompagnati dalla formazione del personale.
GB: Il sigaro del futuro è un prodotto sempre più trasparente in cui elementi che prima erano forse solo intuibili saranno sempre più certi e riconoscibili. Si accentuerà ancora di più il divario fra sigaro cubano e non cubano, mentre in Italia il sigaro Kentucky verrà declinato in maniere sempre nuove. Tuttavia quello che non cambierà (ahimè) è il consumatore medio, che purtroppo sarà sempre più vittima delle mode e sempre meno attento all’essenza di ciò che ha in mano.
GS: quello che non cambierà mai è una sola cosa: il fatto che il sigaro continuerà a creare aggregazione e condivisione, poi si potrà avere mille approcci diversi, e con l’apporto della tecnologia sicuramente si arriverà ad avere sempre più prodotti di grande qualità.
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