Gen 21, 2025

Andrea Gori e Giulia Graglia

andrea gori e giulia graglia

Andrea Gori e

Giulia Graglia

Intervista doppia agli autori di Sotto il segno del vino, la guida eno-zodiacale che ti porta con insoliti racconti, uno per ogni segno dello zodiaco, alla scoperta dei vini italiani e dei migliori abbinamento con il cibo, attraverso le stelle.

 

Ciao Andrea, non è il primo libro con Trenta Editore, anzi! Avevi immaginato un così lungo e florido percorso insieme?

Nella mia idea il Manuale sullo Champagne doveva rimanere in effetti un episodio proprio per la serie di modalità di comunicazione che differenziano lo Champagne, ma con gli anni ho capito che c’era spazio e modo per farlo anche per altri vini, bastava sforzarsi un poco di più per uscire dai cliché comunicativi che si portavano addosso il rosso, il bianco e il rosa. Confesso che ho un debole tuttora per il rosa mentre il bianco credo sia quello più attuale visto che i vini bianchi sono ormai quasi il 60% del mercato del vino.

Ciao Giulia, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!

Wow, sembra difficile… e infatti lo è! Allora, vediamo, in ordine di apparizione: Regista di documentari, scrittrice, videoblogger, sommelier, distributrice di vini naturali, organizzatrice di eventi sul vino, tarologa, radiestesista, appassionata di astrologia e studiosa di scienze spirituali. Da dodici anni mamma e di nuovo torinese, dopo 12 anni a Roma.

Il vostro libro Sotto il segno del vino ci porta alla scoperta dei vini italiani ma con un taglio tutto particolare, quello dell’astrologia. Potete raccontarci da dove arriva l’idea e qualche aneddoto sulla produzione del libro?

ANDREA: l’idea è nata dal fatto che volevamo fare qualcosa in comune ma che non potevano essere i vini naturali né i vini alti e aulici che piacciono in genere a me. Al contempo volevamo realizzare uno scritto originale e che potesse essere approcciato da chiunque, soprattutto dai non appassionati. Oroscopo e vino sono due rubriche che troviamo su ogni rivista oggi, dai rotocalchi di gossip alle riviste di cultura e noi abbiamo pensato di metterli insieme! L’altro aspetto che abbiamo trovato divertente era ribaltare il gioco delle coppie a tavola con il vino strumento di seduzione: “e tu di che vino sei?” suona bene come “e tu di che segno sei?”.

GIULIA: sono innamorata del vino sin da piccola: già a tre anni chiedevo a mio papà di assaggiare quel liquido profumato e scuro (in genere Barbera) che si versava a cena nel bicchiere. È stato lui a regalarmi il primo corso di degustazione a vent’anni o poco più, passione che ho portato avanti per anni fino ad arrivare ai vini naturali. 

Per quanto riguarda l’astrologia, fa parte di quelle materie spirituali che studio da tanto tempo, assieme ai tarocchi, alla radiestesia e molte altre. Non penso di essere un’esperta, tuttavia ne so abbastanza per poter capire quali vini e quali cibi possono piacere maggiormente a ogni segno. Sono indicazioni naturalmente… fortunatamente siamo tutti diversi e ciascuno può ancora rivendicare i propri gusti!

E, per quanto riguarda l’ultima domanda: volevo che i 12 racconti che compongono il libro fossero tutti scritti in uno stile letterario differente e che, tuttavia, ci fossero dei rimandi dall’uno all’altro, per avere una continuità narrativa. Non era un’impresa semplice, per nulla. È proprio il caso di dire che abbia chiesto ispirazione dall’alto, perché il pomeriggio mi sedevo sul letto, chiudevo gli occhi, e immaginavo di avere già tutto il racconto in mente. Beh, entro un paio d’ore, per ogni segno, ecco arrivarmi in mente l’intera trama narrativa, a cui, a quel punto, bastava soltanto dare la forma letteraria che avevo previsto! 

Avete un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontateci perché.

ANDREA: tra gli approfondimenti che seguono ogni segno c’è una “degustazione” molto particolare perché riguarda mio figlio appena nato, un coacervo di profumi e sensazioni talmente spiazzante e complesso che non può avere pari nell’esperienza di una persona, è stato bello poterlo fermare (o provare a farlo) attraverso le parole in un libro. Non nascondo poi che ho letto con curiosità la parte del “mio” Leone ascendente Sagittario per capire più di me in base alla sensibilità astrologica di Giulia…devo dire che ci ha azzeccato tantissimo. 

GIULIA: la mia storia preferita è quella dell’ultimo capitolo, il segno dei Pesci, che è anche il mio: la protagonista è una medium che ha un incontro con un interessante spirito che non assaggia il suo vino preferito da secoli… Mi piaceva l’idea che un’anima si disturbasse a tornare dall’Aldilà non per rivendicare qualche tesoro nascosto e mai trovato o per tormentare gli eredi di un nemico, bensì per ri-assaggiare un nettare che l’aveva stregato in vita. Credo che le bottiglie migliori possano portare anche a questo.

Per Trenta Editore la “Buona Tavola suscita emozioni”, cosa rende speciale la vostra?

ANDREA: il fatto che dietro ogni piatto, ricetta o vino sia nascosta una storia, un racconto ma che al contempo resti tutto gustoso e semplicissimo da capire. Come dire “se vuoi ti racconto la storia di quello che stai mangiando o bevendo, ma puoi godertelo anche senza sapere niente” …il bello della cucina e dei vini italiani, se artigianali e autentici, è che hanno una immediatezza di lettura disarmante e pura che tocca tutti nel profondo.

GIULIA: la mia tavola è resa speciale dall’amore con cui viene preparata ogni pietanza e dalla cura con cui scelgo il vino da abbinare. Nulla è mai lasciato al caso e si fa sempre in modo che ogni singolo pranzo, anche se è soltanto per noi tre, io mio marito e mio figlio, sia un’esperienza da cui ci si alza con lo stomaco e il cuore colmi di gioia. E quando vengono degli amici a trovarci, cerchiamo di coinvolgere anche loro nell’enorme gratitudine che proviamo ogni qualvolta possiamo condividere del buon cibo e del buon vino. La Buona Tavola è una festa, porta a sorrisi e sguardi prima, risate e abbracci poi, canti con la chitarra e danze per chiudere: la Buona Tavola è un inno alla vita.

Pensate che anche la scelta del colore del vino possa essere legata a un tratto del carattere personale?

ANDREA: di sicuro dipende dalla cultura e dal percorso dell’appassionato o del degustatore. Iniziamo quasi tutti come bevitori occasionali di bollicine o rosa poi approdiamo e ci concentriamo sui rossi per poi innamorarci dei bianchi e approdare infine su rosa e bollicine metodo classico. Non so se c’è una spiegazione filosofica o fisiologica perché in molti con l’età finiscono con il preferire bevande diverse, di certo cambia la consapevolezza e la voglia di approfondire. Il rosa e la bollicina spesso li apri senza pensieri poi però nel bicchiere regalano microcosmi di sapore e tecnica spesso superiori a vini di altre caratteristiche. Anche bevitori occasionali scelgono rosa e bollicine se indecisi su quale vino chiedere,  non mi viene in mente un altro ambito dove le scelte dei neofiti coincidano spesso così bene con quelle dei più esperti.

GIULIA: eh sì, ne sono convinta! Ci sono vini adatti a temperamenti malinconici, come il Nebbiolo o il Friulano, altri più indicati per i caratteri focosi, come i vini isolani o del sud Italia, altri ancora perfetti per i temperamenti tranquilli e flemmatici, come il Trebbiano o il Sangiovese. Infine, ai caratteri più iracondi si abbinano quei vini che possono presentare tratti estremi, come la Barbera o il Riesling. È pura interpretazione personale, eppure gli amici l’hanno spesso confermata!

Esiste un vino tra quelli proposti nel libro che pensate possa definirvi? Un particolare sapore, una tradizione, una storia o delle qualità che potrebbero descrivere la vostra personalità o il vostro vissuto.

ANDREA: di sicuro l’abbinamento per il mio segno, ovvero il Chianti Classico mi rappresenta appieno perché è il vino che apro di più in assoluto ogni giorno nel mio ristorante e anche quello più presente in carta vini come numerosità. Ne ho vissuto le tante evoluzioni e oggi lo sento affine per il carattere orgoglioso, esuberante ma anche alla portata di quasi tutti. Vino contadino ma anche appannaggio di marchesi, conti e principi, vino dove il sangiovese primadonna collabora con tanti altri “piccoli” vitigni e che sente il territorio in maniera sensibile e fine, rustico da abbinare a tanti piatti , immediatamente godibile e che regala emozioni se lasciato affinare. Non mi dispiacerebbe per niente assomigliargli davvero!

GIULIA: io sono piemontese, cresciuta con vini dell’astigiano e del cuneese: un tempo mi sentivo rappresentata dal Barbaresco, mentre ultimamente tendo sempre di più a identificarmi con la Barbera, con i suoi spigoli di acidità e la sua genuinità a volte eccessiva. La Barbera è il vino che non mancava mai nei pranzi di famiglia, quello che accompagnava la tradizione della bagna caoda alle prime gelate. Pensavo di essere elegante e preziosa come il Barbaresco, ma no, mi accontento di essere diretta e essenziale come la Barbera senza invecchiamento, anche se l’invecchiamento si sa, arriva per tutti.

Andrea, hai già dei progetti futuri?

Non riesco a stare fermo per molto tempo e in questo momento l’intelligenza artificiale generativa mi appassiona. Dal punto di vista creativo credo che sia uno strumento importante per aiutare a far capire il vino ad un pubblico sempre più ampio. L’IA consente a me di scrivere in maniera densa, complessa e ricca di particolari di un vino e di far arrivare al pubblico una sua trascrizione in un linguaggio semplice e immediato. 

Giulia, la Buona Tavola e il futuro, qual è la vostra visione?

Per me Buona Tavola equivale a tradizione, riscoperta delle specificità locali, conservazione di quelle colture, di quelle ricette e di quei vini che richiamano il passato e la memoria di un territorio. La tradizione gastronomica fa parte del bagaglio che ciascuno di noi porta con sé nella vita e soltanto custodendola si può pensare di costruire un futuro con radici forti e rami che si innalzano sempre più in alto.

 

Sotto il segno del vino. Come sopravvivere (e divertirsi) nell’universo eno-zodicale