Gen 5, 2024

VERTIGO SYNDROME: Chiara Spinnato e Filippo Giunti

Chiara Spinnato e Filippo Giunti

Intervista a Chiara Spinnato e Filippo Giunti, di VERTIGO SYNDROME, per la collaborazione con Trenta Editore per la creazione della mostra Itadakimasu al Palazzo della Meridiana di Genova.

 

Ciao Chiara e Filippo, ci siamo conosciuti in occasione della mostra Yokai, realizzata prima a Monza e poi a Bologna dove abbiamo avuto modo di presentare il nostro libro, La cucina incantata, ma anche di conoscere Vertigo Syndrome. Raccontate ai nostri lettori cosa fa la vostra società e come è nata.

Intanto un saluto caloroso ai vostri bravi lettori, che hanno sicuramente buon gusto. Dunque, Vertigo Syndrome pensa e organizza mostre d’arte con l’ambizioso obiettivo di risultare interessanti e stimolanti soprattutto per chi solitamente non frequenta le mostre perché le trova terribilmente noiose. E quasi sempre ha ragione. Noi abbiamo ideato un vero e proprio protocollo per realizzare le nostre mostre che comprende vari fattori che cerchiamo di rispettare sempre, anche se le diverse metrature, prerogative e architetture degli spazi che ci ospitano non sempre lo consentono. Tra questi fattori ci sono pannelli leggibili e chiari al posto di scoraggianti muri di testo, sale immersive che siano funzionali alla narrazione del tema della mostra e facciano entrare il visitatore nello spirito giusto. È importante anche dedicare grande attenzione ai bambini, mettendo a disposizione alcuni giochi tra le teche delle opere e in salette riservate e bookshop ricchissimi di prodotti tematici.

Dall’incontro tra Trenta Editore e Vertigo è nata la mostra Itadakimasu a Genova: volete raccontarci come avete sviluppato il progetto che da La cucina incantata ha creato un percorso molto più ampio, coinvolgendo più registi e più tradizioni…

Abbiamo cercato di portare nel mondo reale gli ottimi spunti già presenti nel libro di Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua. Volevamo mostrare come realizzare praticamente le ricette del libro o altre, aiutare i visitatori a immergersi nel mondo tradizionale giapponese, ma anche rendere più chiaro il legame tra cibo e cinema di animazione e valorizzare un paese forse strano, sicuramente lontano ma pieno di fascino e storie che si riversano nella letteratura, nel cinema o nei manga.

Quale criterio vi porta a scegliere il tema delle vostre mostre? Come si svolge il processo creativo, dall’ideazione all’allestimento?

Per decidere il tema delle mostre cerchiamo di intercettare un po’ quello che può essere interessante in quel momento per un certo numero di visitatori e valutiamo se noi potremmo riuscire a presentarlo in modo più personale: il divertimento è al centro dei nostri progetti, per noi e per il pubblico. Da lì mettiamo insieme il team di allestitori, filmmaker, illustratori, autori e tecnici specializzati; ma non tutto quello che si vede poi è quello che inizialmente era già nei nostri piani. Moltissimo viene lasciato all’estro e all’immaginazione spontanea che nasce in corso d’opera ed è una cosa bellissima.

Itadakimasu è una parola giapponese che in qualche modo potrebbe corrispondere al nostro “Buon appetito!”. Qual è il vostro piatto preferito della cucina giapponese? È legato a un personaggio degli anime a cui siete affezionati?

Io, Filippo, sono un grande appassionato di cucina giapponese, ma sono totalmente impreparato sui nomi delle varie pietanze, tant’è vero che, per non sbagliare, al ristorante chiedo sempre le classiche enormi “barche” così da poter gustare un po’ di tutto. Chiara, invece, ha preferenze e gusti più mirati e sa sempre esattamente come comporre i suoi piatti di cibo giapponese, è una cuoca esperta.

Una frase per convincere il pubblico a non perdersi la mostra Itadakimasu

Ci sono storie, tantissime storie, che vale la pena sentire. Si impara a cucinare cibi buonissimi e ci sono angoli per i selfie meravigliosi. E poi regaliamo biscotti! In effetti è più di una frase, ma anche Itadakimasu alla fine è molto più di una semplice mostra.

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