Cristina Mascanzoni Kaiser
Intervista all’autrice di Wine Hospitality che ci porta personalmente nel viaggio all’interno della wine experience.
Ciao Cristina, cominciamo l’intervista con tocco personale. Descriviti in 30 parole!
Donna, mamma, moglie, imprenditrice, consulente e formatrice. Dopo 25 anni di ospitalità luxury ho scelto la wine hospitality con l’obiettivo di unire territorio e turismo e formare le nuove generazioni.
Il tuo libro Wine Hospitality ci porta alla scoperta di un mondo che vede intersecarsi vino e turismo. Puoi raccontarci il momento in cui hai capito che il vino, la sua storia e la sua produzione potevano avere una portata così elevata?
Ho lavorato per 25 anni nel mondo dell’ospitalità e negli ultimi 15 in particolare mi sono dedicata all’ambiente luxury. Col tempo ho notato come il lusso stesse sempre più evolvendo, portando con sé valori di conoscenza, territorio e personalizzazione più che di prezzo. In questo contesto il vino italiano continua a progredire e diventare sempre più forte. L’unione dei due con un prodotto unico, personalizzabile e storico al tempo stesso, mi ha fatto propendere per la wine hospitality. Ci sono praterie inesplorate in questo settore e, per chi saprà adeguatamente formarsi, informarsi ed evolversi, le soddisfazioni non mancheranno.
Ci racconti anche qualche aneddoto sulla produzione del libro?
Il libro ha visto diverse fasi. Il mio intento era coniugare un testo per i miei studenti, ma anche dare vita a un volume per tutti coloro che hanno voglia di avvicinarsi a questo ambito. Il mio è un manuale che comprende suggerimenti teorici e consigli pratici. All’interno ho voluto includere anche molte interviste con alcuni dei protagonisti del settore in quanto a mio parere solo chi vive il mercato riesce ad esprimerlo al meglio.
Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.
Ne apprezzo diverse, tuttavia se proprio devo scegliere delle parti, vorrei esaltare tutte quelle che raccontano dell’italianità. L’orgoglio e il modo di fare italiano a mio parere sono davvero un qualcosa in più e di cui andiamo fieri troppo raramente.
Secondo te, qual è l’elemento che può rendere davvero unica una wine experience?
La formazione del personale è fondamentale. Il prodotto deve essere di qualità e la location affascinante , ma la vera differenza, secondo me, la fanno le persone che con le loro conoscenze, ad esempio di marketing culturale, possono fare la differenza.
Esiste un vino che possa definirti? Quel particolare sapore e profumo che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e il tuo vissuto.
L’Enantio. Un vitigno autoctono, pre-filossera, il cui nome romano ne caratterizza l’italianità, vinificato in purezza in quel Garda-Veronese in cui sono cresciuta scendendo come l’Adige dalla Germania. Un vino forte e vero, che credo mi rappresenti bene.
Wine Hospitality e il futuro, qual è la tua visione?
La conoscenza della cantina, il prodotto, sicuramente il territorio e ancora più importante cosa vogliono trasmettere i proprietari e il team sono elementi imprescindibili. Per questo, riuscire a trasmettere la storia e fare accoglienza con l’approccio italiano è per me la chiave e coniugare prodotto, territorio e personalità è il modo vincente per riuscire sempre e meglio.
Per Trenta Editore la buona tavola suscita emozioni: cosa rende speciale la tua tavola o cosa significa per te?
La mia tavola vede sempre prodotti DOP o IGP e di stagione perché sono orgogliosa delle ricchezze del territorio e desidero portarle in tavola insieme ad un buon vino che non può mai mancare per godere della compagnia dei commensali.