Gabriele Gorlato
Lo chef autore del libro Uova Soniche, ci ha raccontato di più sul nostro ultimo libro.
Ciao Gabriele, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!
Ciao a tutti mi chiamo Gabriele Gorlato, sono uno chef di origine torinese, descrivermi in breve è davvero difficile, perciò riduco tutto nel definirmi un sognatore, un esteta, un alchimista.
Puoi raccontarci da dove arriva l’idea e l’ispirazione del tuo libro Uova Soniche? Raccontaci qualche aneddoto della sua produzione.
Il mio libro ha origine nella mia testa e dalle mie notti insonni, già, solo la notte avevo il tempo di poter creare, pensare, studiare la chimica, e leggere la filosofia. Tutto questo e molto altro ha sempre influito sulla. Mia vita e sul mio lavoro. Tutta ha portato a essere quello che sono, a interpretare a mio modo ogni cosa e ha riscriverla.
Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.
Sarei ipocrita a dire o trovare un capitolo preferito. Si tratta del mio libro, dall’indice ai ringraziamenti, ogni pagina che profuma di carta appena stampata è la mia preferita.
Per Trenta Editore la “buona tavola suscita emozioni”, cosa rende speciale la tua tavola?
Le persone attorno.
Sapete, attorno ai tavoli si è svolta la storia, si sono consumati accordi, dazi, organizzato guerre, fatto pranzi principeschi.
Qual è la tua personale definizione di creatività?
Alice in Wonderland è la mia visione distorta di realtà. La creatività non è altro che un modo diverso di guardare la vita e lo scorrere delle cose. Ti da quel senso di sconosciuto, di diverso.
Tutto ciò rende creativi.
Esiste un ingrediente che possa definirti? Quel particolare sapore che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e vissuto.
La farina sarebbe troppo banale, mmmmm. Un ingrediente. Fatemi pensare.
Aglio, non lo vuole nessuno!
La Buona Tavola e il futuro, qual è la tua visione?
Stiamo vivendo un’epoca dove si ha sempre. Più voglia di aver contenuti di carattere nelle letture o nelle visioni, La Buona Tavola crede in caratteri forti ed espressioni singolari, ne fa uscire i contenuti come fossero pennellate di Van Gogh.