Verdure Pret-à-Manger
Intervista a Ilva Beretta, autrice del nostro nuovo libro.
Ciao Ilva cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!
Sono svedese di nascita, ma vivo in Toscana da più di 25 anni. Ho la fortuna di poter unire la mia passione per la cucina con il mio lavoro di fotografa gastronomica.
Il tuo libro Verdure pret-à-manger. Insolite ricette dall’orto, puoi raccontarci da dove arriva l’idea e l’ispirazione? Raccontaci qualche aneddoto della sua produzione.
Fin da piccola ho sempre amato le verdure e sono anche stata vegetariana per 9 anni; però quando è nato il mio primo figlio ho sentito improvvisamente il bisogno di mangiare carne, così ho ripreso a inserirla nella mia alimentazione. L’idea di questo libro mi è venuta quando ero in una libreria e guardavo i volumi sugli scaffali dedicati alle verdure: erano tutti per vegetariani e vegani e nessuno riguardava le verdure in senso generico, buone e saporite in ogni occasione.
Penso che mettere l’etichetta vegan/vegetariano sui libri di cucina spaventi i possibili acquirenti… ecco perché ho voluto realizzare un manuale inclusivo di parecchi ortaggi senza necessariamente dover aderire a una dieta specifica o a un credo. Nel mio libro non ci sono ingredienti strani che si trovano solamente in negozi specializzati; in più, puoi facilmente aggiungere carne o pesce alla maggior parte delle ricette.
Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.
Ci sono ovviamente alcune foto e ricette che mi piacciono più di altre, ma non ho un capitolo preferito perché in realtà mi piacciono tutte le verdure.
Per Trenta Editore la “buona tavola suscita emozioni”, cosa rende speciale la tua tavola?
Penso che il fatto di aver vissuto in diversi Paesi mi abbia aperta ad altri tipi di culture gastronomiche che hanno arricchito la mia visione della cucina. Non sono particolarmente appassionata della cucina fusion, ma penso che avere conoscenza di altre culture ti renda più consapevole e ancora più rispettosa verso le diverse tradizioni. Adoro servire alle persone cibo buono e sano e spero che la mia tavola susciti conforto.
Qual è la tua personale definizione di creatività?
Per me la creatività è un lavoro costante, a volte può venire un’idea improvvisa, un colpo di fulmine, ma reputo che la creatività vada in parallelo con un duro lavoro, costante e impegnativo.
Esiste un ingrediente che possa definirti? Quel particolare sapore che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e vissuto.
No, non saprei, non riesco a trovare una risposta a questa domanda.
La Buona Tavola e il futuro, qual è la tua visione?
Penso che torneremo alla cucina più semplice, una riproposta di quella che si definisce “cucina povera”, ovviamente con un tocco contemporaneo. Spero davvero che un approccio più etico avrà luogo anche nella produzione di cibo, perché è l’unico modo per la nostra sopravvivenza e per quella dell’intero pianeta.